Leonardo da Vinci a spasso per l’Abruzzo
“Nessun effetto è in natura senza ragione. Intendi la ragione e non bisogna sperienza” Leonardo da Vinci “Codice Atlantico”
DI GABRIELLA IZZI BENEDETTI
Leonardo da Vinci a spasso per l’Abruzzo
“Nessun effetto è in natura senza ragione. Intendi la ragione e non bisogna sperienza” Leonardo da Vinci “Codice Atlantico”
DI GABRIELLA IZZI BENEDETTI
Nota della presidente prof. Gabriella Izzi Benedetti
Errata corrige
Sono passati più di vent’anni e gira tuttora una fake news che attribuisce allo storico Luigi Marchesani una condotta discutibile, a favore dei grandi proprietari contro i diritti dei contadini e del Comune; ponendo un vastese prodigatosi al massimo per la sua città nel tentativo di migliorarla e migliorare il tenore di vita della povera gente, in una luce negativa. Giorni fa ho dovuto contraddire nuovamente questa boutade sul coinvolgimento del Marchesani durante la riunione decurionale del 6 gennaio 1851 per impedire, sì proprio impedire, un blitz insomma, al sindaco di presenziare all’assemblea che dibatteva su questioni inerenti i diritti sui territori del demanio comunale di Vasto. I grandi proprietari, in assenza del sindaco, decisero a proprio vantaggio. La legge sulla eversione della feudalità decisa nel 1806 da Giuseppe Napoleone, allora re di Napoli, è storia complessa , che ha dato origine a molte controversie.
St. Michael’s Mount , un’isola in Gran Bretagna al largo della Cornovaglia, è gemella della francese Abbazia di Mont Saint- Michel in Francia. |
Oggi 29 settembre è San Michele, l’Arcangelo che simboleggia metaforicamente con la sua spada, il coraggio e la forza di volontà, colui che ci insegna a non avere paura del nostro buio interiore, a mantenere il giusto peso e la giusta misura. San Michele, è riconosciuto da tutte le culture e rappresentato come guerriero difensore delle forze universali. C’è una potente “ linea” di energia che si chiama Micaelica, e collega sette luoghi dove sono stati eretti sette santuari. I Santuari della Linea di San Michele sono:
In questa puntata, Vincenzo Castellano giornalista e dirigente dell’Ufficio Ufficiali Giudiziari presso il Tribunale di Vasto.
Il lirismo nostalgico di Vincenzo Castellano
Vincenzo Castellano affida il proprio sentire a un modulo narrativo dove le assonanze, fra rimbalzi e ritorni, creano un ritmo musicale che, se in alcuni passaggi riconduce alla prosodia classica, in realtà è alla ricerca di spaziature del tutto personali, affidate ad accordi lessicali in un continuo rincorrersi; sicché l’intreccio linguistico determina una cadenza oscillante, un fluttuare lento o veloce del verso. Galoppando fra le parole l’autore torna al passato fra “schiamazzi di pazzi ragazzi”; ripercorre il “narrare la vita da fare”;
Dott. Italo Radoccia |
Italo Radoccia Magistrato, Poeta e Saggista.
Magistrato dal 1997 ha prestato servizio presso la Procura della Repubblica di Crotone, il Tribunale di Chieti, il Tribunale di L’Aquila, il Tribunale di Vasto e attualmente presso il Tribunale dei Minorenni d’Abruzzo.
E’ stato Docente a contratto di materie giuridiche presso l’Università della Calabria di Cosenza e presso l’Università D’Annunzio di Chieti. Collabora con varie riviste di diritto. E’ autore di testi a carattere giuridico. Ha vinto numerosi premi di poesia di livello nazionale e ha pubblicato due raccolte di versi.
Tante certezze, poi dubbi sovrani
e di mio padre l’ultima carezza,
e l’amico perduto e amori vani.
Ma basta un figlio a ricolmare il vuoto?
Mi tormenta il passato e il suo fardello,
figlio mio, e il senso ancor di questo gioco
nel ricordo d’un rapido battello
che non conosci e che ormai è partito.
S’apron davanti a te di anno in anno
l’amicizia, l’amor, la giovinezza,
le illusioni che ancor c’inganneranno
e tanti sogni. Ma come il granito
copre le insidie della vita ria,
a cui la tua innocenza non è avvezza,
sarà tuo padre a lastricar la via.
Magda Rover |
La poesia di Magda Rover non può lasciare indifferenti.
É stato terribile, dopo 60 anni di silenzio, trovarsi di fronte a un’altra storia, atroce, di crudeltà e di morte. Non bastavano l’orrore dell’olocausto, l’infinita serie di efferatezze che nazismo e fascismo hanno compiuto. Dal 2005 il “Giorno del Ricordo” è venuto a metterci di fronte a un’ulteriore testimonianza, raccapricciante, a raccontarci di come basti poco perché l’essere umano si trasformi in un mostro. È un dato di fatto su cui riflettere, e tanto, confrontarsi, per educare se stessi e gli altri a non abbassare mai la guardia.
Altrimenti succede come per il polacco amato da tutti, negli Stati Uniti, in una
di GIUSEPPE GALASSO
Accolgo volentieri l’invito dell’amica Gabriella per la Giornata della Memoria e non posso che aderire utilizzando lo strumento che più mi è congeniale: la filatelia.
UNA RIFLESSIONE DELLA PROF. IZZI BENEDETTI PRESIDENTE DELLA SOCIETA' VASTESE DI STORIA PATRIA
Il Giorno della memoria vede i soci della Società Vastese di Storia Patria sensibili al tema. Volontà di non dimenticare come le inutili crudeltà, l’odio razziale, la tentazione di degradare i nostri simili, siano sempre acquattati all’interno di questa nostra umanità doveCari soci e amici,
anche quest’anno, che ci vede già a scambiarci Auguri di Buone Feste, è passato con poca possibilità di comunicare in presenza, situazione che ha reso difficile programmare un’assemblea, discutere di
La Società Vastese di Storia Patria Luigi Marchesani, nella persona della presidente Gabriella Izzi Benedetti e quella di tutti i soci,
Iniziative in progress per il 50° che cade il 21 novembre 2021
di GABRIELLA IZZI BENEDETTI
Carlo d’Aloisio da Vasto (1892 – 1971),
personaggio di rilievo nel panorama artistico e culturale novecentesco, è
l’artista vastese del quale ricorrono cinquant’anni dalla scomparsa. Una
personalità poliedrica che, intuendo prestissimo la propria vocazione
artistica, l’ha seguita con determinazione, sicché già a 16 anni, avuto
conferma delle sue potenzialità, si è trasferito a Roma, divenuta la sua città
per la vita, senza però mai dimenticare il luogo d’origine, riproponendone
ininterrottamente le atmosfere, le “sembianze”, le cromie; divenute una sorta
di ritmo interiore a sollecitarlo, a scandirne l’ispirazione.
Gli artisti non sono sempre teneri fra loro e dunque
riconoscimenti indirizzati a Carlo d’Aloisio da parte di personaggi che hanno
segnato il percorso artistico del novecento, sono quanto mai indicativi. Ha scritto di lui Carlo Carrà: "un artista che è,
con i suoi mezzi, attuale e moderno con sensibilità e intelligenza”.
Aggiungendo: "Uomo
di battaglie spirituali, il D'Aloisio porta nella pittura l'ardore delle sue
passioni ed i suoi particolari convincimenti", Per quanto attiene alla
versatilità, ai molteplici interessi artistici, alla capacità di assorbire da
un tempo di forti esigenze di rinnovamento di formule pittoriche che tendono a
equilibrare, amalgamare, determinare un modo nuovo, in grado di assorbire più
che escludere e distruggere, mi pare possa essere interessante ciò che
scrive Renato Guttuso:“Chi volesse farsi un'idea della società artistica
e letteraria di una cinquantina d'anni or sono non dovrebbe trascurare di dare
un'occhiata all'Almanacco intitolato il Vero Giotto e dovuto all'iniziativa
appassionata di Carlo d'Aloisio da Vasto”. L’Almanacco degli Artisti. Il vero
Giotto, pubblicato dal 1930 al
1933 dà voce ad artisti come Roberto Melli, Mario Mafai, Fausto Pirandello e
tantissimi che sarebbe troppo lungo elencare.Si tratta di pubblicazioni che
divengono il punto di riferimento del movimento artistico romano e non solo,
luogo d’incontro, dialogo, confronto fra i maggiori artisti e critici
dell’epoca.
D’Aloisio
vive in un tempo di numerosi e innovativi linguaggi artistici. Correnti complesse e
complementari. E’ probabile che per l’artista vastese l’impulso più
consistente sia derivato dalla frequentazione con Felice Carena all’epoca tra i
pittori più quotati che aprì a Roma una scuola d’arte e propose una lettura
pittorica dal vero, fondendo tradizione e modernità e dando valore al
paesaggio. Il gruppo d’artisti giovani ed entusiasti che gravitarono in
quell’area confluirono in buona parte nella Scuola romana. Certamente il genere
di ricerca fu molto personale, la scuola romana definisce un’epoca dalle varie
anime, in quanto formata da un gruppo eterogeneo di artisti operanti a Roma tra
il ’20 e il ’40, e che venne chiamata anche Scuola di Via Cavour, mentre in
francese è ricordata come “jeune École de Rome”. L’obiettivo, la ricerca di un
incontro tra modernità e tradizione, il linguaggio post-cubista e l’arte
classica, non era molto dissimile. Si presentava questa realtà artistica in una
pluralità di variabili: tonalismo, chiarismo, realismo magico.
Formule che alla fine conducono alla fluidità dell’immagine, ad una pittura
improntata su di un naturalismo poetico, narrante, pastoso. Il termine "Realismo magico" fu la
definizione che diede nel 1925 il critico tedesco Franz Roh per indicare una pittura ricca di
dettagli realistici e tuttavia lontana, come relegata in una sfera
affabulatoria, grazie ad elementi surreali o paradossali che donano all’insieme
un che di vagamente misterioso, chimerico. C’è chi vede in questa tendenza
pittorica una forma di post-espressionismo, dove tutto sembra fermo come sotto
un incantesimo. Diverso ma non poi così tanto il tonalismo di tradizione veneta
che a differenza della pittura fiorentina basata sul disegno è invece legata al
colore, la cui stesura graduale, tono su tono, finisce per creare effetti di
leggerezza, velature che producono una fusione tra soggetti e ambiente; diviene
il collante fra volume e spazio. Gli effetti di luce determinati dalle
variazione del colore creano armonia fra tutte le componenti del dipinto. C’è
chi parla di pittura atmosferica. Non bisogna confondere il tonalismo (utilizzo di un tono
unico), con la pittura tonale che usa più toni rappresentati non solo
dalla principale emissione luminosa, ma anche dalle secondarie nonché dai
riverberi e dai riflessi, raggiungendo una polifonia di toni. Il Chiarismo a cui spesso viene abbinato il termine tonale indica già
l’affinità con la pittura tonale: una pittura dai toni chiari e luminosi, priva di
chiaroscuro, in cui al predominio dei valori volumetrici si preferisce la
variabilità stilistica, il gioco di luci. Le correnti a cui abbiamo fatto cenno sono molto interessanti in
un’epoca a cavallo tra otto e novecento, caratterizzata dal susseguirsi di movimenti e stili tra i quali emergono cubismo, espressionismo, surrealismo,
dadaismo, fauvismo, pittura metafisica, futurismo, e non solo. L’ Arte d’Avanguardia è tesa a superare i canoni culturali prestabiliti,
nell’idea di affermare nuovi principi in una
esigenza di rinnovamento, adeguandosi
ai vari contesti socioculturali. C’è poi un’altra corrente artistica sorta dopo la prima guerra
mondiale che si propone diversa ponendo come centrali la tradizione, il
classicismo, la figura, la componente volumetrica. Una pittura
realista che metterà in crisi le varie avanguardie. Opere contraddistinte da
forme plastiche e geometriche. Ma non prive di quella forza incantata che le
fece includere nella corrente del realismo magico. Ecco dunque che alla fine
molti collegamenti e affinità avvengono e i giovani artisti della Scuola romana, i chiaristi lombardi, i
seguaci del tonalismo non sembrano dissociarsi poi tanto da tutto questo
fermento di idee e proposte, anche se rimangono in un’area un po’ defilata,
nonostante la notorietà acquisita dalla Scuola romana; poiché se la sintonia nei riguardi della tendenza ad
andare oltre la realtà oggettiva per indagare in quella più intima, dando
spazio all’inconscio, all’istinto, l’idea di accantonare la prospettiva,
appartiene a buona parte della nuova realtà, la scelta di spaziature, tonalità, atmosfere hanno un
timbro, un ritmo poetico, scansioni, morbidezze che non si riscontrano così
decisive altrove. Mi sembra interessante anche il voler esplorare le tante possibilità
espressive dei colori. Dunque il d’Aloisio vive e opera in un tempo ricchissimo di stimoli. Ed egli assorbe
molto dal suo tempo e non solo in termini pittorici.
*****
I primi passi d’artista Carlo d’Aloisio li fa come xilografo, collabora a vari periodici tra i quali La Rivista d’Oggi, L’Attualità, Il Romanzo dei Piccoli e successivamente l’Emporium, Satana Bebba, Corriere dei Piccoli. Diviene illustratore di copertine di libri per editori quali Carabba, Mondadori, Trevisani, Maffei e Berlutti. Per Berlucchi ad esempio illustra la Vita di F. Baracca di Mascardi e i Discorsi del giorno, così come Epopea della Grande guerra, diario degli avvenimenti 1914-18 dell’Ammiraglio Vittorio Moreno. Ma è soprattutto la ricchezza della produzione pittorica che emerge e gli dà modo di esibirsi in numerose personali e collettive, non solo in Italia. Lo troviamo presso le Biennali di Venezia e le Quadriennali di Roma, oltre che in personali realizzate in città italiane ed estere come Parigi, Losanna, Los Angeles, Varsavia.
Nel 1927 sposa Elisabetta Mayo, pregevole scultrice, allieva del notissimo Vincenzo Gemito.
Una unione di spiriti affini che sarà molto importante e produttiva per
entrambi. Nel 1929 la Mostra realizzata dal d’Aloisio presso le sale delle
"Tre Venezie" in Roma, verrà visitata da Vittorio Emanuele III e
consorte, ammirati dalle sue opere; ne acquistano infatti tre. E’ un vero
successo. Tra i giornalisti che seguono l’evento ce n’è uno vastese, Francesco
Anelli che ne Il Vastese d’Oltre Oceano non riesce a
trattenere l’orgoglio, rimarcando la provenienzadell’artista: “E’ l’Abruzzo
che trionfa in questi quadri. Ma sì, è più che l’Abruzzo! E’ Vasto! Vasto nella
torre di Santa Maria …col prolungamento del Monastero di santa Chiara; è la
processione che rientra da San Pietro… è il mare, i colli sovrastanti, è la
campagna nostra …”. Il d’Aloisio continua, non diversamente dagli
esordi, la ricerca del suo vero se stesso. Si potrebbe pensare, guardando i
dipinti che sia un poeta prestato alla pittura, anche se altre soluzioni ce lo
rendono con caratteristiche differenti; su tutto sicuramente domina la passione
con la quale si muove e agisce, e un fondo dinamico mai pago, sempre alla
ricerca di mutamenti e approfondimenti, di variazioni. E’ come se in lui
agissero due stati d’animo, o due anime, non in contrasto ma indipendenti: la
dimensione mnesica, il ritmo quieto e gli spazi, le tonalità della provincia, e
la foga del fare, del costruire, dell’emergere. Da un lato la vita che
trascina, il Museo da comporre e organizzare, le nuove correnti di cui
discutere, le partecipazioni a Mostre, tutto il bagaglio della vitalità,
irrinunciabile, dall’altro l’abbandono, la dolcezza, la memoria, la pennellata
pastosa, la distensione. Nel libro Discanto di Pasquale
Scarpitti è riportata una lettera dell’artista dalla quale traiamo questa frase
molto indicativa: “La mia terra d’Abruzzo, se pur lontana da me da lustri,
mi è rimasta teneramente e dolcemente nel cuore come una “sposa” vergine,
intoccata e intoccabile”. [1]
Interessante è anche ciò che scrive nel 1916
sull’Emporium: “Senza dubbio la vera forza dell’Italia nuova risiede
nelle sue provincie; tutti i germi di vita e di potenza, di bellezza e di
valore che le grandi città maturano e dissolvono nascono tutti dal seno delle
città minori. Ogni pietra vi nasconde una sorgente di ricchezza, ogni silenzio
vi genera un’idea … La piccola città di Vasto (oggi compresa nella zona di
guerra) ne ha offerto recentemente un esempio che si può chiamare
mirabile. Alta e severa nella bellezza tetra del suo castello, delle sue torri,
del suo Palazzo che rammenta la sontuosità guerriera dei d’Avalos e dei
Colonna; circondata da ogni parte dalla verdezza degli ulivi, dinanzi al
bell’azzurro dell’Adriatico solcato di vele rosse e gialle …”.
Crescendo la fama crescono onori e oneri. Nel
‘30 gli viene dato l'incarico di realizzare ed allestire la Sezione Moderna del
"Museo di Roma", di cui diverrà in seguito direttore e conservatore.
Avrà inoltre la direzione del Palazzo delle Esposizioni e della "Galleria
Comunale d'Arte Moderna" che da via dei Cerchi riuscirà in seguito a far
trasferire in Palazzo Braschi. Il Comune di Roma acconsentirà nel 1950 e il
d’Aloisio metterà ogni impegno per il restauro e l’organizzazione del Museo.
Questa sua densa attività non lo allontana dalla pittura. Tra le iniziative più
interessanti c’è, come già detto, la creazione della rivista “Almanacco degli
Artisti. Il Vero Giotto” pubblicato dal 1930 al ’33 e che divenne
punto di riferimento per tanti artisti di valore. Il loro contributo fa notare
come vi siano presenti movimenti e tempi dell’arte nazionale e internazionale:
cronache regionali ed estere (Francia, Spagna, America). Lo spazio dato alle
varie correnti artistiche porta firme importanti, Paladini, Dottori,
Marchi, Pirandello, Melli, Trifoglio. Si parla di architettura, i temi sono
plurimi, si dà spazio all’ironia, alla satira, le cronache danno il polso degli
umori del tempo.
In sostanza Carlo d’Aloisio è un personaggio che
si presenta con una poliedricità di interessi e ispirazioni che lascia
ammirati: affronta con abilità più pratiche pittoriche, fra cui l’acquerello; i
suoi interessi spaziano dalla letteratura alla pittura, alla grafica, alla
critica, all'organizzazione dei grandi eventi. E’ un cartellonista apprezzato.
Presso la Pinacoteca comunale di Vasto sono conservate alcune sue grafiche di particolare
bellezza. Vorremmo che la notorietà di questo artista rinverdisse, acquistando
lo spessore che merita nel panorama non solo italiano. A conclusione
riporto alcuni suoi pensieri che trovo suggestivi:
“Recentemente ho voluto rivedere i luoghi
della mia fanciullezza, della mia adolescenza, della mia giovinezza. E vi sono
andato per un colloquio intimo d’amore, arrivando in piena notte di plenilunio.
E – solo – vi sono rimasto fino all’alba. Cari posti miei in riva
all’Adriatico: Casarza, il Trave, Vignola, Punta Penna, Vasto! Poi ho preso
commiato con le lacrime agli occhi”.
“Io ho amato la mia terra d’Abruzzo come un
figlio ama la propria Madre. E questi amori tenuti gelosamente nascosti e
racchiusi nel cuore, vengono maggiormente goduti in una solitudine, in un
godimento spirituale della natura e dei suoi colori”.
Gabriella Izzi Benedetti
[1]P. Scarpitti, Discanto,
ed. Sarus, Teramo, 1972.
Vasto 3 luglio 2010: conferita la cittadinanza onoraria a Remo Gaspari Il sindaco Lapenna consegna le chiavi della città |
Un personaggio significativo per la cultura vastese
di GABRIELLA IZZI BENEDETTI
Fra meno di un anno ci troveremo a celebrare un’altra ricorrenza, anche se non è di quelle a cifra tonda come accade per un cinquantenario, un centenario e così via. Quasi tonda: 210 anni dalla scomparsa di Giuseppe Tiberii (1732-1812), un personaggio significativo per la cultura vastese del ‘700.
Le testimonianze di drammi sulla Passione di Cristo nei primi secoli del cristianesimo sono scarse; era privilegiata l’idea della Resurrezione alla quale anche la predicazione degli Apostoli e di san Paolo attribuiva maggior significato,quale mistero della incarnazione divina e messaggio di redenzione e speranza. Anche a livello iconografico (oltre che letterario) viene proposta l’immagine di Cristo Pantocrate, Cristo Re, in tutto il suo splendore, in grado di agire nell’immaginario dei fedeli più saldamente, a differenza dell’Uomo – Dio crocifisso e torturato; dunque in forma più trionfale che oggettivata sulla sofferenza in senso umano.
Forse non era maturo il popolo dei fedeli ad adorare un’immagine di sofferenza e sconfitta, benché
L’otto di marzo è divenuto il simbolo della questione femminile da quando, nel 1910, la Conferenza Internazionale dei Movimenti femminili, tenutasi a Copenaghen, dedicò appunto l’8 di marzo di ogni anno alla donna, in memoria di 129 operaie morte nell’incendio di una
Personaggi della Vasto d’un tempo: Romualdo Pàntini
di Gabriella Izzi Benedetti
Romualdo Pantini fa parte del mio immaginario infantile. Nell’immediato dopoguerra ho ricordo di questo signore che mi pareva molto alto, non so se lo era, da piccoli tutto ci appare grande, e che arrivava nella casa di campagna a far visita soprattutto alle mie zie, Anna in Tosone e Rosa in Bile, ma poi come spesso avveniva, essendo i giardini contigui, dai loro approdavano nel nostro; pomeriggi sereni pieni di voci, scambio di vedute. Di questo anziano signore amavo la gestualità, il modo di parlare, anche se non tutto
Bertrando Spaventa |
Il contributo
politico, civile, filosofico
di BERTRANDO E SILVIO SPAVENTA
Il 2022 sarà anniversario da celebrare, non solo in Abruzzo, per la nascita di Silvio Spaventa. Come già avvenne per l’anno della sua morte,1893, Silvio Spaventa venne ricordato nelle città dove visse e operò come giurista e uomo politico, Bergamo, Roma, Napoli.
Anche a Vasto la sua azione efficace fu celebrata e continuerà a esserlo.
Bertrando, il fratello maggiore (1817-83) è forse meno noto, se non in ambito filosofico, ma non per questo si tratta di un personaggio minore e mi spiace non aver pensato di farne una rievocazione nel 2017 suo anno di nascita.
Gli Spaventa, abruzzesi, nati a Bomba, appartengono al gruppo di quei personaggi dell’ottocento italiano distintisi per grandi capacità, per il senso etico e civico, virtù che non sempre brillano in personaggi politici, delegati all’amministrazione pubblica.
Silvio Spaventa |
Silvio Spaventa si è adoperato perché la giustizia fosse alla base dell’amministrazione pubblica e delle scelte politiche dell’unificando e poi unificato Stato italiano. Ha svecchiato nella giurisprudenza con leggi a cui tutt’oggi il diritto amministrativo si riferisce. Poliedrico,aprìnel 1846 col fratello Bertrando una scuola di filosofia che poneva in risalto l’importanza della dottrina hegeliana (Hegel fu il massimo esponente della corrente idealistica romantica) e che fu chiusa dalle autorità perché corrompeva i giovani diffondendo idee liberali. Fondò giornali, prese parte a una insurrezione liberale in Calabria, per cui fu costretto a riparare a Firenze dove si legò in amicizia con Gino Capponi e Giovan Pietro Vieusseux. Tornato a Napoli, sostenitore della “rivoluzione” napoletana come contributo al Risorgimento italiano, ispiratore della società segreta Unità Italiana per creare una rete di liberali nella penisola, venne condannato a morte, ebbe poi la pena commutata in ergastolo, infine ridotta a sette anni di carcere, scontati il quali, condannato all’esilio. Riuscì a fuggire e riparò a Firenze
Il soldato abruzzese che divenne santo: straordinaria parabola della vita di San Camillo de Lellis
Ma chi Uastareule! Nu parleme lu Latèine!Autore TITO SPINELLI
I giovani di oggi e i non vastesi si meravigliano molto quando ascoltano qualche termine dialettale che si discosta molto dall’italiano. Ma loro non sanno che le parole, come la toponomastica, rivelano sempre storie molto antiche.
Bene ha fatto Tito Spinelli a concludere il suo "Lessico del Dialetto Vastese" (Cannarsa 2008) con una sezione dedicata alle etimologie, dove si spiegano tante curiosità.
Per capire di cosa stiamo parlando facciamo alcuni esempi di strani termini vastesi che vengono dal latino.
Abbulé, indebolire, latino abolere
Chicacce, zucca,
lat. cucucja
Felle, fetta, lat.offella
Filèine, fuliggine, ragnatela,
lat. felinea
Frussiàune, raffreddore,
lat . flussio-onis
Jachile, corda del basto,
lat. jaculum
Mucurecce, muffa,
lat. mucor
Pinnazze, ciglia,
lat. pinnacula
Tijèlle, tegame,
lat. tegella
Zuffunnà, sprofondare, lat. subfundare
NDA
Leonardo da Vinci a spasso per l’Abruzzo “Nessun effetto è in natura senza ragione. Intendi la ragione e non bisogna sperienza” Leonardo d...