Magda Rover |
La poesia di Magda Rover non può lasciare indifferenti.
L’immersione nel proprio vissuto da cui trae versi di sofferta, stremata scrittura, come il “silente tarlo, corrosivo!” della straziante lirica sulle foibe, oppure colmi di delicate ambientazioni, la porta ad una tensione verbale dove l’intensità della sofferenza fluisce in una tristezza conchiusa in sé, priva di sfogo, che non esclude il superamento, la ribellione al male, una sorta di catarsi che alleggerisce, ricompone, restituisce “il coraggio di vivere”. E lei torna alle dolcezze degli affetti familiari, alla speranza del vivere, alla preghiera che le detta versi suggestivi “… vorrei comporre per Te/un canto d’amore/e chiedo melodie/alla voce del mare/al respiro del vento/al brillio delle stelle/alla luce del sole.” E ripercorre istanti di felicità con la piccola Valentina.Sono, i suoi, quadri dialogici o descrittivi dove intimismo e comunicazione, rievocazione ed enunciazione si fondono attraverso una scrittura nitida, rivelatrice di una personalità che ha saputo, attraverso l’arte poetica, trovare una propria dimensione umana e letteraria, un equilibrio personale e sociale, attuare un cammino di crescita, di pacificazione, e questo è proprio degli spiriti dotati di forza morale e interiorità.
Nitido il ricordo …
Silente tarlo, corrosivo!
Nascosto nelle più segrete pieghe dell’anima,
nei misteriosi anfratti del cuore,
da settant’anni, a intervalli,
mi richiami, foiba di Villa Surani*.
Arrivo, finalmente!
Dolente percorro l’ultimo tratto del sentiero
che da te mi separa:
accompagno Norma**, mi par di vederla,
povero grumo di dolore crocifisso!
Ultima della filiera di morte, legati i polsi
agli avambracci di chi la precede.
Massacrata com’è, si regge, avanza, incespica,
tramortita crolla, inerte la trascinan?
E il corteo del branco assassino
Sghignazza, deride ancora?
All’improvviso ti interfaccio, orrido buco nero
più nero del segreto che nascondi;
irridente orbita vuota o pupilla dilatata sul mistero?
Mi respingi e mi attrai: ho paura, una paura folle!
Poi la commemorazione:
la mia poesia urlata agli astanti e
al singhiozzo di una tromba lontana…,
la preghiera per vittime e carnefici
le invocazioni di perdono e pace!
È finita ma non so lasciarti…
Mi incateni!
Qual sortilegio è mai? Malevola, beffarda mi guardi,
tenti ghermirmi, fagocitarmi.
Perché? Non capisco, non so…
Inatteso l’inconscio aggancia nitido,
il ricordo di me bambina
con fratellini e madre a te destinati.
Ora comprendo …
Addio per sempre, non voglio rivederti mai più,
foiba di Villa Surani, ignaro, incolpevole strumento
della barbarie umana!
Alla mia bora, che ancora mi parla in cuore,
affido l’invocazione che risuonò un giorno,
alla foiba di Gropada:
- Padre, perdona loro, non sanno … -
* Foiba di Villa Surani, presso Antignana (Pola). Il 5 ottobre del 1943 vi furono precipitati, ad opera dei partigiani di Tito, 26 civili istriani che furono riesumati il 10.12.1943
** Norma Cossetto, fu razziata, le furono promesse libertà e mansioni direttive se avesse accettato di collaborare e di aggregarsi alle imprese dei titini. Rifiutò e fu seviziata da diciassette bruti ed infoibata con 25 compagni di sventura.
Una rosa bianca
Indossavi un prendisole rosa acceso
ciabattine in tinta - fiore -
tra gli oleandri fioriti
ai bordi del vialetto.
Feeling, empatia?
D’un tratto esclamasti:
– Sei una bella rosa, nonna!
– Sì, gioia, una rosa un po’ appassita:
non sono più tanto giovane,
tu, invece, sei un fresco bocciolo rosa.
Non ti preoccupare, nonna,
quando diventerai vecchietta,
avrai i capelli bianchi,
sarai una bella rosa bianca.
Lirica tratta dalla silloge “La rosa bianca”: sono poesie ricche di sentimenti genuini, che sgorgano dal più
profondo del cuore per raccontare liricamente l’intenso rapporto che l’autrice ha avuto con la nipote
Valentina, quanto costei era bambina. Del resto, il titolo della silloge è nato proprio da una singolare
espressione pronunciata dalla piccola in una splendida giornata, tra il profumo degli oleandri in fiore, e
riportata in versi dalla Rover: “Non ti preoccupare, nonna,/quando diventerai vecchietta,/avrai i capelli
bianchi,/sarai una bella rosa bianca”.
Anche Tu
Oggi vorrei comporre per Te
un canto d’amore
e chiedo melodie
alla voce del mare
al respiro del vento
al brillio delle stelle
alla luce del sole.
Cerco spartiti
nel coraggio di vivere
nelle dimensioni della speranza
nella fatica di credere
nella sapiente creatività di chi ama.
Uomo – Dio dalla tenerezza immensa,
asciugare vorrei con Te
le lacrime silenziose del dolore innocente.
Mutare in preghiera
la voce di chi impreca
perché non sa che
non sei Tu a volere il male.
Anche Tu, Amore infinito,
sei stato crocifisso.
Splendore d’ambrosia
Con ali fatate
sorvoli il male
e l’ugola d’oro
modula
il soffrire in canto.
Pescano le tue radici
in vischioso fango ma,
dall’eretto stelo,
splendore d’ambrosia
fluisce
alla rossa corolla appassionata.
Nessun commento:
Posta un commento