lunedì 7 aprile 2025

Giovanni CAVAZZON: “L’arte è sempre contemporanea”

Nel 2015 la Società di Storia Patria, presieduta da Gabriella Izzi Benedetti, ha organizzato a Vasto una mostra di successo con le opere di Giovanni Cavazzon. L’artista purtroppo è venuto a mancare a Natale scorso all’età di 87 anni. Tra le carte è stato trovato una sua riflessione dal titolo “L’arte è sempre contemporanea”, che riflette profondamente il suo pensiero. La pubblichiamo volentieri qui in forma integrale.

Mostra a Vasto a dicembre 2015

Giovanni CAVAZZON: “L’arte è sempre contemporanea”

Cercando definizioni di “arte contemporanea” ci imbattiamo in vari concetti come: “(...) si riferisce generalmente all’arte creata nel presente. L’uso dell’aggettivo «contemporanea» per definire l’arte dei nostri giorni è dovuto anche in parte alla mancanza di una scuola artistica dominante o distinta (...)”. Oppure:

“(...) l’insieme di movimenti e tendenze artistiche sorte nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, anche se questa periodizzazione non sempre può essere rigorosamente rispettata”. Ancora: “(...) L’espressione tende ad includere tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo o, in alternativa, dalla presunta fine dell’arte moderna o periodo modernista fino ai giorni nostri.” Si dice anche che “l'arte moderna è un’arte abbastanza recente, ma già storicizzata, mentre quella contemporanea è un’arte ancora più recente, non ancora storicizzata o non del tutto conclusa”.

Tutti concetti validi, certo, ma io la penso in un modo un poco differente e parto da due precisi assunti. Primo: l’arte è sempre contemporanea. Secondo: è restrittivo definire arte astratta quella che si differenzia dalla figurativa descrivendola come sua evoluzione per sintesi. Prendiamo Giotto da Bondone, secolo XIII; più astratto e sintetico di così! Quanta pittura ha anticipato!

Per me l’arte contemporanea è nel percorso creativo di ogni artista che, pur ispirandosi alla realtà, la trasforma facendola diventare una interpretazione propria, un proprio sentimento, la propria ricerca spirituale, religiosa o sociale che sia.

L’arte è tutta sempre contemporanea. Se oggi posso godere di un’opera di Michelangelo, o Giotto o delle incisioni rupestri della grotta dell’Addaura, vuol dire che quell’arte è sempre stata contemporanea a quegli autori che hanno vissuto il loro periodo e soprattutto lo hanno sempre rappresentato. Io, osservatore, sono contemporaneo. Vivo dell’emozione che Michelangelo ha avuto nel suo tempo; e Giotto nel suo tempo; e quegli uomini nel Mesolitico. Quello che cambia è l’evoluzione tecnologica e sociale, gli strumenti a disposizione, la sensibilità e la cultura del momento. Restando all’oggi, io posso godere della net-art; pur se non so programmare un computer, il messaggio che ne ricevo è contemporaneo. Quel che voglio significare è che la carrozza del Re Sole e lo shuttle che va sulla luna sono evidentemente diversi perché esprimono culture e tecnologie diverse, ma entrambi suscitano le emozioni del viaggio, della bellezza, dell’intraprendenza.

La dimostrazione tangibile che la pittura ha diverse espressioni si ha con i tagli di Fontana; con lui è accaduto qualcosa di nuovo. Il profeta ha lanciato l’allarme: l’arte figurativa non è finita, ha solo cambiato aspetto.

La “Merda d’artista” sotto il profilo temporale nasce da un artista scomparso pochi decenni fa, quindi contemporaneo, secondo certe definizioni. Secondo me dimostra una contemporaneità precaria, perché è un prodotto destinato a deteriorarsi e difficilmente restaurabile. Questo è un esempio di arte che non è duratura, anche se un po’ più delle performances, ma ciò che cambia è la forma dei contenuti filosofici, che dipendono dall’artista, non dall’arte. Secondo me questa di Manzoni non è arte, perché l’arte non è un prodotto dell’uomo. L’arte è arte in sé. L’uomo cerca di usarla per dire qualche cosa, ma è un altro discorso.

E qui entra la figura del gallerista, che è fondamentalmente un commerciante; ne consegue che mistifica l’arte facendola diventare un prodotto da vendere. L’arte non si vende. Si può vendere il prodotto artistico dell’uomo. L’arte è un bene universale che va salvaguardato. Se viene distrutto, fin che c'è memoria ne rimane il messaggio. La volta della Basilica di Assisi e la città di Palmira sono state distrutte, in modi diversi; ma ne rimane l’emozione, che non è ricostruibile. Nessun restauro ci renderà le emozioni dell’autore. L’opera restaurata o ricostruita (come? in quale stadio? dall’ultima fotografia?) potrà assomigliare, ma non sarà mai la stessa. Le pennellate non possono essere le stesse; i segni lasciati da scalpello e martello non possono essere gli stessi.

Non è la Cappella Sistina in sé ad avere valore artistico; sono le emozioni che si vivono al suo interno. Un gioiello ha un prezzo per poterlo scambiare, ma se mozza il fiato allora ha un valore artistico che va aldilà dell’oro e del diamante in loro stessi. E il suo valore artistico è contemporaneo a me che ne resto incantato; è contemporaneo a Tutankamum e al suo maestro gioielliere.

Sono un pittore e vivo nel campo dell’arte; anzi vivo d’arte; me ne nutro. Afferro a piene mani dall’arte greca antica, a me contemporanea. Sento il respiro e la fatica di quegli uomini che scolpiscono Frine e Atena e costruiscono templi e scalpellano metope. E li sento contemporanei a me, oggi che, contemporaneo, attingo ai loro sentimenti per farli miei e raffiguro Frine e Atena coerentemente con le istanze di oggi. 

(Maggio 2018, GIOVANNI CAVAZZON) 

Per saperne di più sull’artista

http://www.giovannicavazzon.it/A_testi_italiano/90_cavazzon_biografia.html

GIOVANNI CAVAZZON è nato a Luino (Varese) nel 1938. Per il lavoro del padre ha vissuto la propria infanzia in diverse province italiane, per poi fermarsi a Parma nel 1953, dove si è diplomato in scenotecnica col titolo di Maestro d’arte nel 1960. Si è abilitato all’insegnamento e nel 1967 si è trasferito in Friuli dove ha sempre operato in campo artistico ed è stato presente in diverse rilevanti manifestazioni. Appassionato didatta, svolge parte attiva in vari circoli culturali conducendo il pubblico attraverso itinerari storici imperniati sulla ritrattistica, anche in occasione di mostre quali “Un volto del Novecento: la collezione Zanini”. Proprio per le sue qualità di raffinato ritrattista si è guadagnato il titolo di “cittadino del mondo per profondità e conoscenza dei sentimenti umani”.  Le sue opere seducono con la forza del disegno e del colore: con estrema precisione egli rappresenta la società moderna nel suo ambiente, soprattutto quello psicologico e architettonico, in una ricerca che si sviluppa per lo più nello studio della figura femminile: di particolare rilievo ed interesse sono i cicli delle Veneri e delle Baccanti.      Numerose le sue partecipazioni ad importanti mostre in Italia ed all’estero, testimoniate da opere presenti in Europa, Giappone e negli Stati Uniti, oltre che in molte collezioni private e prestigiose istituzioni pubbliche italiane, quale il Museo Diocesano di Arte Sacra S.Apollonia di Venezia.

Mostra a Vasto dicembre 2015
https://noivastesi.blogspot.com/2015/12/giovanni-cavazzon-inchiostro-e-pennino.html

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