martedì 19 gennaio 2021

Nel 1998 la nascita del Club Unesco di Vasto presieduto da Puccio Benedetti

Nel 2014 il Club fu intestato al 
suo fondatore Ing. Puccio Benedetti
 
Una delle più prestigiose associazioni cittadine è il Club UNESCO di Vasto fondato nel 1998 dall'ing. Puccio Benedetti ed un gruppo di amici. 
Dopo qualche giorno dalla fondazione giunse la triste notizia dell'improvvisa scomparsa di uno dei principali animatori: l'ing. Michele Benedetti, archeologo e fotografo di valore.  Gabriella Izzi Benedetti ne ricordò la figura su Vasto Domani nella stessa pagina in  cui si riportava la notizia della nascita del Club.  Ripubblichiamo i due articoli. 


da Vasto Domani aprile 1998
Il primo Club UNESCO dell'Abruzzo approda a Vasto

Una cittadina culturalmente vivace come la nostra, dal 16 febbraio scorso ha maggiormente allargato le prospettive d'inserirsi fra le migliori realtà culturali d'Abruzzo.
Infatti, un gruppo di cittadini qualificati, già l'anno scorso, si era riunito per gettare le basi di quella che oggi è divenuto il primo Club Unesco della nostra Regione ed è stato ufficializzato grazie all'autorizzazione della FICLU, (Federazione Italiana dei Club Unesco) che a sua volta fa capo alla FMACU (Federazione Mondiale Associazione Club e Centri UNESCO), comprendente ben 5000 club in centoventi paesi del mondo e facente capo all'UNESCO, con sede a Parigi.

Molte città chiedono, e poche riescono ad entrare a far parte di questa organizzazione, un'emanazione dell'ONU, che si adopera perché il patrimonio artistico e storico mondiale venga salvaguardato, perché vengano rispettati i diritti umani e civili di ogni nazione, che si batte a favore delle minoranze perché il loro diritto ad esistere ed esprimersi non venga calpestato dalla prepotenza dei più forti, che possiede una particolare sensibilità per le problematiche inerenti l'educazione, la scienza, l'ambiente.

Molti monumenti, molte aree sono state salvate e ristrutturate grazie all'opera dell'UNESCO. I Club, oltre ad iniziative che interessano la comunità di appartenenza, hanno il compito di portare all'attenzione della Federazione Unesco problemi di carattere e d'importanza di ampio respiro, che vada cioè oltre l'interesse locale.

Una delle basi dell'Unesco è infatti che le cose belle, le cose di valore culturale del mondo appartengono a tutti noi, cittadini del mondo.

Un altro aspetto degno di nota di questa organizzazione è la sua attenzione verso la convivenza civile dei popoli, educare le menti alla pace, alla tolleranza. Tramite i Club Unesco è possibile attuare interscambi culturali, conoscere altre realtà.

Un'altra caratteristica di questa associazione è la sua apoliticità. Sono ammessi tutti, di qualunque credo politico e religioso, di qualunque pelle, purché in sintonia con i principi e gli obiettivi che sono alla base dell'Unesco.
Ing. Puccio Benedetti

Il Club di Vasto ha in animo di operare in tal senso. Del resto se questa nuova realtà esiste, lo si deve alla stima di cui i promotori godono in seno alla Federazione e alla Fulbright, un'associazione che si occupa di scambi culturali scientifici fra l'America e il resto del mondo.

L'ufficializzazione del Club vastese è avvenuta, con una bella cerimonia, alla presenza di un pubblico attento, il 23 aprile scorso.
Gli interventi sono stati dell'ing. Puccio Benedetti che ne è il Presidente e del Prof. Gianni Oliva, vicepresidente. 
Ha poi esposto un suo progetto l'ing. Michele Benedetti, purtoppo deceduto improvvisamente qualche giorno dopo questa manifestazione. In rappresentanza del sindaco sono intervenuti i due assessori Suriani e Bolognese.

In virtù della stima che gode, per i suoi meriti di cittadino, il Club ha voluto offrire la prima tessera di socio onorario all'avv. Silvio Ciccarone.

Alla nuova associazione facciamo i nostri migliori auguri.



da Vasto Domani aprile 1998
Michele Benedetti

Ricordo dell'ing. Michele Benedetti

Per noi della vecchia Vasto il legame che unisce ogni personale vicenda a quella della comunità, è molto forte. Non bastano il tempo, lontananza, scarsa frequentazione, ad allentarlo. Poiché affonda nella memoria e diviene parte indissolubile di un tessuto comune che collega il passato ad obiettivi e speranze dei quali tutti si sentono parte.

Michele Benedetti era una delle espressioni di questa continuità, di questo legame. Un ingegnere attento a che la sua Vasto non venisse travisata, un archeologo entusiasta della ricchezza che la nostra terra possedeva.

Ma per me Michele rimarrà soprattutto il ragazzino dai pantaloncini corti al ginocchio che si affacciava all'angolo di via San Pietro con Piazza del Popolo, tutto trafelato, dicendo: "Vittoria, la cena è pronta, dai, vieni!"

Sua sorella Vittoria ed io, compagne di scuola, eravamo molto amiche ai tempi del Liceo. Le nostre abitazioni erano piuttosto vicine. Eccetto che in estate la mia famiglia abitava in Piazza del Popolo, la sua sulla strada Adriatica, prospiciente il mare, la casa con la vista sul golfo di cui Michele ci parlava fino a pochi giorni fa. Fu ingoiata dalla frana. Questa nostalgia sia Vittoria che Michele si sono portati sempre nell'animo. La differenza di età con Michele era poca, ma quando si è signorinelle bastano pochi anni per far sentire un fratello minore, un ragazzino noioso. Sicché Vittoria, non potendo rimaner sorda al richiamo, annuiva un po' infastidita, ma non si muoveva se non aveva concluso il discorso. Talvolta io l'accompagnavo verso casa, ma poi, prese dal dire, lei riaccompagnava me, fino a che da un balcone di casa mia giungeva una qualche voce di richiamo perentorio, mentre, sempre più trafelato riappariva Michele. Se ripenso ora a quali fossero i nostri discorsi, ho un gran vuoto di memoria; qualche considerazione d'ordine generale, commenti sui fatti di scuola, certo, ma perlopiù roba da ragazze tutte sogni per il futuro, soddisfatte d'essere carine e di suscitare ammirazione. Sognavamo matrimonio e figli, ma non solo. Vittoria, un carattere dolce, aveva una bella voce; si lasciava andare a fantasticherie su di una vita proiettata nel canto e nell'ambiente musicale. Ma non è andata così.

Ha preceduto Michele di circa un anno e mezzo, soffrendo molto. Michele non ha sofferto, pare, ma ci ha fatto una gran brutta sorpresa: ci si era incontrati tre giorni prima, era così contento della sua attività, del suo mondo di studi e d'affetti.

E' molto difficile accettare l'idea di non incontrarlo più. Con lui viene meno quello spirito vastese di qualità, quella gentilezza di modi, la dispo-nibilità verso gli altri, l'amore per la cultura, vastese sì, ma proiettata in un ambito ampio di conoscenza; tutta una ricchezza di cui si usufruiva noi concittadini e che ci accorgiamo, ora che lui viene a mancare, di quanto, tramite lui, fosse preziosa.

In un mondo come quello attuale, spesso arrogante, competitivo senza basi di etica, la figura di Michele Benedetti, acquista una valenza particolare; è immagine quasi arcaica, di una signorilità schiva, autentica. E' immagine che crea, comunque, una risposta di speranza, poiché finché esistono persone come lui c'è la possibilità che l'amicìzia sia amicizia, che la cultura sia la cultura, che il gusto del vivere si avvalga ancora di quella purità d'intenti, che è poi ciò a cui l'essere umano dovrebbe tendere per raffinare la sua peculiarità d'esistenza.

E non è poco che Vasto tutta abbia sofferto. E' un privilegio che non molti hanno. Abbiamo notato da parte di tutti questo sentimento comune. Ci ha commossi vedere il prof. Alfonso Filippini rendere omaggio all'amico, recando dietro il corteo un poster che Michele gli aveva donato. Michele era un ottimo fotografo, la sua vena artistica andava al di là dell'immagine spicciola, realizzando dei piccoli capolavori. Uno di essi l'aveva regalato ad Alfonso. E' stata una iniziativa inusuale e piena di sensibilità.

Chi ci precede, e, con gli anni che passano, il vuoto ahimè ci cresce intorno, rimane nella nostra memoria assieme ai messaggi che è riuscito ad inviarci. E la qualità di essi, se sono stati validi, si cristallizza in noi, diviene una ricchezza che colma il vuoto lasciato dalla morte.

Credo che il messaggio lasciato da Michele Benedetti appartenga a questo genere. Crescerà, si cristallizzerà, diverrà un esempio non solamente per la sua famiglia, ma per tutti.

Gabriella Izzi Benedetti

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