martedì 5 gennaio 2021

Abruzzesi a Firenze: l'Avvocato Antonio Sangiovanni

Una interessante intervista del 1995. "Dopo l'8 set­tembre del '43, in tutto quello sconquasso - racconta Sangiovanni -  riparai  in Svizzera as­sieme a molti altri italiani; personaggi importanti come Amintore Fanfani, Dino Risi, Lui­gi Preti, Giorgio Strehler, Diego Valeri, Luigi Einaudi e altri". L'avvocato ricorda anche i suoi rapporti con Mattioli, di cui fu stretto collaboratore nella gloriosa Banca Commerciale Italiana. 

da VastoDomani gennaio 1995 

di GABRIELLA IZZI BENEDETTI

Da molti anni non avevo avuto l'occasione d'incontrare l'avv. Sangiovanni e sua moglie. D'altronde la vita a Firenze ci vede impegnati diversamente, i loro ritorni a Va­sto sono rari e

infine differenze generazionali e di frequentazioni ci dividono, anche se poi basta in­contrarsi perché un filo si rannodi spontaneo a tessere una piccola tela che ci ricompatta, indipen­dentemente dal tempo e dai luo­ghi, è quell'indefinibile senso fa­miliare e di pacificazione psicolo­gica che le radici comuni provoca­no specie se molti ricordi, amici­zie riferimenti sono lì, a portata di mano.

Inevitabile quindi il riaffondare nelle memorie di una Vasto che il meccanismo della nostalgia, al di là del suo indiscutibile fascino na­turale, ci ripropone episodi e ritmi suggestivi, inglobando ogni aspet­to del vivere. Da qui, altrettanto inevitabilmente si giunge alla con­statazione di quanto Vasto sia cambiata, e non sempre in meglio. Ma forse siamo noi che vorrem­mo, cristalizzandola, fermare il tempo.

I coniugi Sangiovanni, per­sone molto cortesi, vivono in una bella villa dell'area fiesolana (Settignano), con una incantevole ve­duta su Firenze.

La scelta di Firenze mi dicono, è venuta per una serie di circostan­ze, collegate soprattutto alla vita e agli spostamenti del loro unico fi­glio Alberto, ingegnere elettronico e professore universitario sia a “Berkeley” in California che a "La Sapienza" di Roma. C'era inoltre il desiderio di non essere troppo distanti da Milano, città della signora Detta e dove per lunghi anni hanno vissuto, es­sendo stato l'avv. Sangiovanni esponente della Banca Commer­ciale Italiana, per molto tempo. Anche il luogo ormai normale della loro residenza estiva, Forte dei Marmi, è parte di quest'ottica. "Lo sa" mi dice il Sangiovanni "che a Forte dei Marmi è stato per tanti anni sindaco Tonino Molino, di provenienza vastese?”

Sono tanti gli abruzzesi che in ogni parte d'Italia e del mondo hanno dato e danno buona prova di sé: Antonio Sangiovanni è uno di questi. Ha ricoperto cariche di prestigio dimostrando competenza e capacità notevoli. E inoltre c'è in lui l'aspetto positivo di chi, acquistando una dimensione menta­le, direi cosmopolita e sganciata da provincialismi deteriori, non ha tuttavia perduto quelle caratte­ristiche primarie della nostra gen­te, quelle che davano ad un uomo come Benedetto Croce "...un po' d'orgoglio e molta forza".

Avvocato, vuole parlarci un po' di sé e della sua vita?

Sono nato nel '13, sono andato via da Vasto molto presto. A nove anni frequentavo le scuole a Lan­ciano, ero dagli zii. In seguito Ro­ma: l'università, però, l'ho com­pletata a Padova, laureandomi sia in Giurisprudenza che in Scienze politiche. Ma le estati e i periodi di feste erano dedicati a Vasto. Ero l'ultimo di quattro figli, due maschi e due femmine, una fami­glia molto unita. Mio padre era un uomo dolce ed insieme severo, mia madre viveva per la famiglia, piena di affettuosità. Bei tempi.

Siamo in molti a ricordare suo pa­dre, una figura di medico e di gentiluomo che non è facile trovare.

Sì, un padre con il quale ho avuto un rapporto molto stretto, nono­stante le distanze. Il periodo in cui sono stato più a lungo lonta­no, anche dall'Italia, ho sofferto di questa carenza. Dopo l'8 set­tembre del '43, in tutto quello sconquasso, riparai in Svizzera as­sieme a molti altri italiani; molti di essi sono personaggi che hanno avuto un ruolo politico o intellet­tuale di grande rilievo nella vita italiana: eravamo un bel gruppo: Amintore Fanfani, Dino Risi, Lui­gi Preti, Giorgio Strelher, Diego Valeri, Luigi Einaudi e altri. Avemmo l'idea d'istituire un corso universitario di Tecnica bancaria, ufficialmente riconosciuto, sia a Losanna dove il rettore fu Fanfa­ni, sia a Murren. Studenti e pro­fessori ebbero modo di non perde­re due anni di lavoro e studio. Nel '45 tornammo in Italia.

Come ha conosciuto sua moglie?

Era la sorella di un mio amico; quando la conobbi ne fui colpito, oltre che per il suo aspetto fisico, per quel tanto di superbioso che sembrava emanare da lei: entrai in una dimensione competitiva; mi dissi, la domerò, in realtà l'ha sempre avuta vinta lei.

La signora Detta scuote la testa poco convinta.

Da che cosa è stata determinata la sua scelta professionale?

Importante è stata la presenza di Raffaele Mattioli. Dopo un incon­tro amichevole nel quale, senza darlo a vedere mi fece un vero e proprio test, decise di volermi con sé per incarichi di un certo rilievo. La prima sede è stata Padova, poi alcune filiali della Sicilia. A Mila­no sono stato a lungo Direttore del centro studi, condirettore della banca centrale.

Come era Raffaele Mattioli; come mai si dice che non è più tornato a Vasto; perché?

Mah! diceva andrò, andremo, ma non trovava mai il tempo. Forse temeva di restare deluso. Era un uomo d'intelligenza e intuito ecce­zionali, oltretutto in un'epoca in cui queste doti non erano suppor­tate da computer e da tutta una serie di macchinari che aiutano molto un lavoro come il nostro, poggiato sulla rapidità delle deci­sioni, oltre che proprio sull'intui­zione, era caparbio, gentile, un la­voratore incredibile che obbligava anche noi a dei tour de force non comuni, una specie di pater familias a cui tutti potevano fare riferimento, ma con le sue prese di po­sizione positive o negative ben nette verso fatti e persone. Certa­mente eccezionale per ampiezza di vedute.

Qualche aneddoto?

Sa quale fu un episodio che incise notevolmente sul futuro del Mat­tioli? Riuscì a bloccare un perico­loso matto criminale che si dirige­va ad uccidere il Commissario di polizia. Ebbe questa presenza di spirito lasciando ammirato il pa­dre di Enrico Mattei che a quell'e­poca era maresciallo dei carabi­nieri nella zona di Vasto. Che Enrico Mattei fosse presente o no, certo rimase impressionato tanto favorevolmen­te da questo episodio che il Mat­tioli divenne uno dei pochi ai qua­li dava ascolto, o concedeva la sua amicizia. Mattei era un duro, un tipo molto schivo. A sua volta il Mattioli fu il primo a dare fiducia al Mattei quando, messo quest'ultimo a capo della commissione destinata a smobili­tare l'Agip e dare tutto agli ameri­cani, si rese conto dell'enorme risorsa espansiva che si trovava fra le mani. Nessuno volle dargli retta prima del Mattioli. L'unico politico a comprenderne la portata fu Alcide de Gaspari.

Trova differenza fra Milano e Fi­renze?

Sì, Milano è città più aperta che vive in un'ottica dinamica e assi­mila chi vale con minori pregiudizi; Firenze è più chiusa in se stes­sa, più gelosa di sé. A parte la bel­lezza della città.

Esistono, secondo lei, caratteristi­che specifiche degli abruzzesi. In che misura si sente legato alla sua terra d'origine?

Sono legatissimo, anche se non ho quella visione "di parte". Sono le­gato agli affetti agli amici che sempre più vengono meno, soprat­tutto ad un mondo che ormai non è più: quella Vasto semplice, ge­nuina, forse un po' pettegola o ipercritica, ma capace di spirito altruistico, e di uno spirito umori­stico del vivere che viene sempre più meno. Sono rimasto attaccato a certe abitudini anche di tipo cu­linario; mia moglie cucina benissi­mo pietanze abruzzesi. Mi chiede quali caratteristiche: una è forse la misura, rifuggire da emozionalità eccessive, e poi essere di parola, la determinazione,  un  buon  senso etico; ma tutto questo non è ap­pannaggio solo della nostra terra, anche se da noi è molto sentito.

 

Squilla il telefono; il loro nipote Andrea che studia (come il non­no, Giurisprudenza e scienze Poli­tiche) a Boston negli USA, annun­cia il suo arrivo a Firenze. 1 nonni sono il suo punto di riferi­mento. Lo attende un bel Presepe, un'atmosfera calda, i dolci pronti. I coniugi Sangiovanni danno una piacevole  sensazione di affiatamento, di serenità. C'è in loro la forza di chi ha per­corso gli anni senza disperderli, costruendo soprattutto affetti. E sull'onda di domande reciproche su ciò che fa parte del nostro mondo comune, sentiamo che ri­trovarsi e parlare è stata una pau­sa che arricchisce questo disfarsi delle memorie in un ritrovare piccoli stralci di qualcosa che in un modo o nell'altro ha accompagnato il nostro vivere.

Gabriella Izzi Benedetti

 

2 commenti:

  1. Bellissimo articolo e bellissima rievocazione di un mondo ricco di valori e di umanità. Le descrizioni di fatti e personaggi diventano per il lettore lezioni di storia. Antonio Mucciaccio

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  2. Bellissimo articolo e bellissima rievocazione di un mondo ricco di valori e di umanità. Le descrizioni di fatti e personaggi diventano per il lettore lezioni di storia. Antonio Mucciaccio

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