Una interessante intervista del 1995. "Dopo l'8 settembre del '43, in tutto quello sconquasso - racconta Sangiovanni - riparai in Svizzera assieme a molti altri italiani; personaggi importanti come Amintore Fanfani, Dino Risi, Luigi Preti, Giorgio Strehler, Diego Valeri, Luigi Einaudi e altri". L'avvocato ricorda anche i suoi rapporti con Mattioli, di cui fu stretto collaboratore nella gloriosa Banca Commerciale Italiana.
da VastoDomani gennaio 1995
di GABRIELLA IZZI BENEDETTIDa molti anni non avevo avuto l'occasione d'incontrare l'avv. Sangiovanni e sua moglie. D'altronde la vita a Firenze ci vede impegnati diversamente, i loro ritorni a Vasto sono rari e
infine differenze generazionali e di frequentazioni ci dividono, anche se poi basta incontrarsi perché un filo si rannodi spontaneo a tessere una piccola tela che ci ricompatta, indipendentemente dal tempo e dai luoghi, è quell'indefinibile senso familiare e di pacificazione psicologica che le radici comuni provocano specie se molti ricordi, amicizie riferimenti sono lì, a portata di mano.Inevitabile quindi il riaffondare nelle memorie di una Vasto che il meccanismo della nostalgia, al di là del suo indiscutibile fascino naturale, ci ripropone episodi e ritmi suggestivi, inglobando ogni aspetto del vivere. Da qui, altrettanto inevitabilmente si giunge alla constatazione di quanto Vasto sia cambiata, e non sempre in meglio. Ma forse siamo noi che vorremmo, cristalizzandola, fermare il tempo.
I coniugi Sangiovanni, persone molto cortesi, vivono in una bella villa dell'area fiesolana (Settignano), con una incantevole veduta su Firenze.
La scelta di Firenze mi
dicono, è venuta per una serie di circostanze, collegate soprattutto alla vita
e agli spostamenti del loro unico figlio Alberto, ingegnere elettronico e
professore universitario sia a “Berkeley” in California che a "La Sapienza"
di Roma. C'era inoltre il desiderio di non essere troppo distanti da Milano, città
della signora Detta e dove per lunghi anni hanno vissuto, essendo stato l'avv.
Sangiovanni esponente della Banca Commerciale Italiana, per molto tempo. Anche
il luogo ormai normale della loro residenza estiva, Forte dei Marmi, è parte di
quest'ottica. "Lo sa" mi dice il Sangiovanni "che a Forte dei
Marmi è stato per tanti anni sindaco Tonino Molino, di provenienza vastese?”
Sono tanti gli abruzzesi che in ogni parte d'Italia e del mondo hanno dato e danno buona prova di sé: Antonio Sangiovanni è uno di questi. Ha ricoperto cariche di prestigio dimostrando competenza e capacità notevoli. E inoltre c'è in lui l'aspetto positivo di chi, acquistando una dimensione mentale, direi cosmopolita e sganciata da provincialismi deteriori, non ha tuttavia perduto quelle caratteristiche primarie della nostra gente, quelle che davano ad un uomo come Benedetto Croce "...un po' d'orgoglio e molta forza".
Avvocato, vuole parlarci un po' di sé e della sua vita?
Sono nato nel '13, sono
andato via da Vasto molto presto. A nove anni frequentavo le scuole a Lanciano,
ero dagli zii. In seguito Roma: l'università, però, l'ho completata a Padova,
laureandomi sia in Giurisprudenza che in Scienze politiche. Ma le estati e i
periodi di feste erano dedicati a Vasto. Ero l'ultimo di quattro figli, due
maschi e due femmine, una famiglia molto unita. Mio padre era un uomo dolce ed
insieme severo, mia madre viveva per la famiglia, piena di affettuosità. Bei
tempi.
Siamo in molti a ricordare suo padre, una figura di
medico e di gentiluomo che non è facile trovare.
Sì, un padre con il quale ho
avuto un rapporto molto stretto, nonostante le distanze. Il periodo in cui
sono stato più a lungo lontano, anche dall'Italia, ho sofferto di questa
carenza. Dopo l'8 settembre del '43, in tutto quello sconquasso, riparai in
Svizzera assieme a molti altri italiani; molti di essi sono personaggi che
hanno avuto un ruolo politico o intellettuale di grande rilievo nella vita
italiana: eravamo un bel gruppo: Amintore Fanfani, Dino Risi, Luigi Preti,
Giorgio Strelher, Diego Valeri, Luigi Einaudi e altri. Avemmo l'idea
d'istituire un corso universitario di Tecnica bancaria, ufficialmente
riconosciuto, sia a Losanna dove il rettore fu Fanfani, sia a Murren. Studenti
e professori ebbero modo di non perdere due anni di lavoro e studio. Nel '45
tornammo in Italia.
Come ha conosciuto sua moglie?
Era la sorella di un mio
amico; quando la conobbi ne fui colpito, oltre che per il suo aspetto fisico,
per quel tanto di superbioso che sembrava emanare da lei: entrai in una
dimensione competitiva; mi dissi, la domerò, in realtà l'ha sempre avuta vinta
lei.
La signora Detta scuote la testa poco convinta.
Da che cosa è stata determinata la sua scelta
professionale?
Importante è stata la
presenza di Raffaele Mattioli. Dopo un incontro amichevole nel quale, senza
darlo a vedere mi fece un vero e proprio test, decise di volermi con sé per
incarichi di un certo rilievo. La prima sede è stata Padova, poi alcune filiali
della Sicilia. A Milano sono stato a lungo Direttore del centro studi,
condirettore della banca centrale.
Come era Raffaele Mattioli; come mai si dice che non è più tornato a Vasto; perché?
Mah! diceva andrò, andremo,
ma non trovava mai il tempo. Forse temeva di restare deluso. Era un uomo
d'intelligenza e intuito eccezionali, oltretutto in un'epoca in cui queste
doti non erano supportate da computer e da tutta una serie di macchinari che
aiutano molto un lavoro come il nostro, poggiato sulla rapidità delle decisioni,
oltre che proprio sull'intuizione, era caparbio, gentile, un lavoratore
incredibile che obbligava anche noi a dei tour de force non comuni, una specie
di pater familias a cui tutti potevano fare riferimento, ma con le sue prese di
posizione positive o negative ben nette verso fatti e persone. Certamente
eccezionale per ampiezza di vedute.
Qualche aneddoto?
Sa quale fu un episodio che incise notevolmente sul futuro del Mattioli? Riuscì a bloccare un pericoloso matto criminale che si dirigeva ad uccidere il Commissario di polizia. Ebbe questa presenza di spirito lasciando ammirato il padre di Enrico Mattei che a quell'epoca era maresciallo dei carabinieri nella zona di Vasto. Che Enrico Mattei fosse presente o no, certo rimase impressionato tanto favorevolmente da questo episodio che il Mattioli divenne uno dei pochi ai quali dava ascolto, o concedeva la sua amicizia. Mattei era un duro, un tipo molto schivo. A sua volta il Mattioli fu il primo a dare fiducia al Mattei quando, messo quest'ultimo a capo della commissione destinata a smobilitare l'Agip e dare tutto agli americani, si rese conto dell'enorme risorsa espansiva che si trovava fra le mani. Nessuno volle dargli retta prima del Mattioli. L'unico politico a comprenderne la portata fu Alcide de Gaspari.
Trova differenza fra Milano e
Firenze?
Sì, Milano è città più aperta
che vive in un'ottica dinamica e assimila chi vale con minori pregiudizi;
Firenze è più chiusa in se stessa, più gelosa di sé. A parte la bellezza
della città.
Esistono, secondo lei, caratteristiche specifiche degli abruzzesi. In che misura si sente legato alla sua terra d'origine?
Sono legatissimo, anche se
non ho quella visione "di parte". Sono legato agli affetti agli
amici che sempre più vengono meno, soprattutto ad un mondo che ormai non è
più: quella Vasto semplice, genuina, forse un po' pettegola o ipercritica, ma
capace di spirito altruistico, e di uno spirito umoristico del vivere che
viene sempre più meno. Sono rimasto attaccato a certe abitudini anche di tipo
culinario; mia moglie cucina benissimo pietanze abruzzesi. Mi chiede quali
caratteristiche: una è forse la misura, rifuggire da emozionalità eccessive, e
poi essere di parola, la determinazione,
un buon senso etico; ma tutto questo non è appannaggio
solo della nostra terra, anche se da noi è molto sentito.
Squilla il telefono; il loro
nipote Andrea che studia (come il nonno, Giurisprudenza e scienze Politiche)
a Boston negli USA, annuncia il suo arrivo a Firenze. 1 nonni sono il suo
punto di riferimento. Lo attende un bel Presepe, un'atmosfera calda, i dolci
pronti. I coniugi Sangiovanni danno una piacevole sensazione di affiatamento, di serenità. C'è
in loro la forza di chi ha percorso gli anni senza disperderli, costruendo
soprattutto affetti. E sull'onda di domande reciproche su ciò che fa parte del
nostro mondo comune, sentiamo che ritrovarsi e parlare è stata una pausa che
arricchisce questo disfarsi delle memorie in un ritrovare piccoli stralci di
qualcosa che in un modo o nell'altro ha accompagnato il nostro vivere.
Gabriella Izzi Benedetti
Bellissimo articolo e bellissima rievocazione di un mondo ricco di valori e di umanità. Le descrizioni di fatti e personaggi diventano per il lettore lezioni di storia. Antonio Mucciaccio
RispondiEliminaBellissimo articolo e bellissima rievocazione di un mondo ricco di valori e di umanità. Le descrizioni di fatti e personaggi diventano per il lettore lezioni di storia. Antonio Mucciaccio
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