giovedì 3 dicembre 2020

Vasto nella storia: le origini della nostra città


da VastoDomani ottobre 2003

Vasto nella storia: le origini della nostra città
di Renata D’Ardes

Le origini della nostra città si perdono nel mito e nella leggen­da. Non è escluso che Va­sto sia stata fondata da Diomede, eroe greco che verso il 1170 a, C. sbarcò con la sua gente sulle coste dell'Italia Meridionale, fondando sul litorale adriatico diverse città fra le quali Histonium. Certo è che essa fu colonia greca, l'etimologia del suo nome lo dimostra,

fondata prima di Roma e da Roma dovette difendersi quando questa cominciò la sua espansione a danno degli altri popoli italici.

Per quattordi­ci anni gli istoniesi, con gli altri popoli frentani, si opposero alla prepotenza romana, riuscendo, infine, ad ottenere una pace ono­revole, diventando confederati di Roma.

A fianco dei romani, gli istoniesi combatterono contro Pirro al comando del loro concit­tadino Osidio Oplaco, ucciso in battaglia dai macedoni, alleati di Pirro. Furono ancora con i romani con­tro Annibale, che per rappresa­glia, distrusse il Campidoglio di Histonium, fatto poi ricostruire dagli stessi romani a loro spese, come dimostra una lapide ritro­vata nel 1771 ed ora conservata presso il Museo Civico. Dopo le guerre sociali, per effetto della legge Giulia, Histonium di­venne "Municipio romano”. Nella lotta tra Cesare e Pompeo, Hi­stonium parteggiò per il primo, e quando questi dovette portare la guerra in Africa, si imbarcò su una flotta comandata dall’Histoniese Caio Didio.

Con la decadenza dell'Impero romano, la nostra città subì per quasi due secoli le invasioni barbariche che si succedettero nella conquista d'Italia, finché nel 589 venne a far parte del Ducato Longobardo di Benevento. Nell'802, assediata dagli eserciti Franchi, comandati da Aimone di Dordona, fu completamente distrutta.

Così, dopo circa venti secoli di vita gloriosa, spariva per sempre la città di Histo­nium. Più tardi lo stesso Aimone di Dordona, attratto dalla bellez­za del luogo e dalla dolcezza del clima, fondò sulle rovine della antica Histonium una città che da lui prese il nome di "Guasto d'Aimone", che in seguito per deformazione del nome "Gua­sto" divenne Vasto.

Nel 1269 Vasto finì sotto la giu­risdizione dei monaci Benedet­tini di San Giovanni in Venere, quindi Carlo I D'Angiò la diede in feudo a Tommaso Fasanella. Nel 1273 passò a Guglielmo Scillata e, di feudatario in feu­datario, fino al 1346, allorché la Regina Giovanna tolse il feudo a Raimondo Caldora per darlo al­la sorella Maria e, morta costei, nel 1366 la nostra terra venne a far parte del Regio Demanio del Regno di Napoli.

Tra gli avvenimenti più impor­tanti di questo periodo sono da ricordare: il passaggio dell'Im­peratore Enrico III nel 1047; dell'Imperatore di Germania Lotario nel 1136 e la sosta che fece nella nostra città il Papa Alessandro III il 7 febbraio 1177.

Dal 1400 al 1414 la nostra città fu sottomessa a Ladislao di Durazzo, al quale seguì Giovanna II che la diede in feudo a Gia­como Caldora, celebre capitano di ventura che all'assedio di L'Aquila riuscì a fare prigio­niero il famosissimo Braccio da Montone.

A questo valoroso capitano si deve la costruzione del "Castel­lo", della "Torre di Bassano", della "Torre dì Diomede", della "Torre di Amante". Con queste possenti fortificazioni, munite di 66 pezzi d'artiglieria, il figlio di Giacomo, Antonio Caldora, potè, nel 1464, sostenere un as­sedio di quaranta giorni contro le truppe di Ferdinando I.

Nel 1496, Federico III di Aragona creò Marchese del Vasto Innico II D'Avalos e per quasi tre secoli, ossìa dal 1500 al 1800, i D'Avalos tennero ininterrotta­mente la Signoria di Vasto.

Nel 1503, alla famosa "Disfida di Barletta", dove tredici Cavalieri difesero l'onore italiano contro la prepotenza francese, Vasto ebbe il suo campione in Riccio de Parma, che ormai inoppu­gnabili documenti dimostrano essere nato nella nostra città. Nel 1710, Carlo III d'Austria, in considerazione della ricchez­za degli edifìci, dei templi, dei monasteri, delle nobili famiglie e della gloriosa antichità del luogo, conferì a Vasto il titolo di Città.

Durante la lunga signoria dei D'Avalos, la nostra città ospitò Vittoria Colonna, soave poetessa amica di Michelangelo; Maria D'Austria, regina d'Un­gheria ed il re Ferdinando II di Borbone.

Nel clima arroventato della rivo­luzione francese anche a Vasto si verificarono dolorosi episodi di sangue. Il 2 febbraio 1799 scoppiò una rivolta popolare che soffocò nel sangue il primo anelito di libertà che le idee rivoluzionarie avevano portato anche nella nostra terra.

L'ultimo feudatario di Vasto fu il Marchese Tommaso D'Avalos, dichiarato decaduto il 12 agosto 1806, quando, salito sul trono di Napoli, Giuseppe Napoleone abolì la feudalità con tutte le sue odiose attribuzioni.

Agli albori del nostro Risor­gimento, la nostra città prese parte attiva al movimento carbo­naro e di unità nazionale. Infatti all'alba del 7 marzo 1821, presso Rieti, con le truppe del generale Guglielmo Pepe, troviamo un battaglione di volontari vastesi, comandati dal barone Luigi Cardone, che combatté valoro­samente, anche se con avversa fortuna, contro i tedeschi, chia­mati dai Borboni per soffocare la Repubblica Partenopea.

Nel 1840, per iniziativa del te­nore Gaetano Crisci, fu fondata una sezione della "Giovane Ita­lia". Per l'attività patriottica, svolta intensamente nella no­stra città, da illustri concittadi­ni, moltissimi furono quelli che patirono persecuzioni e carcere da parte del governo borbonico; ma, finalmente, il 4 settembre 1860, alla prima notizia della marcia di Garibaldi su Napoli, i vastesi assalirono i presidii ed abbatterono dagli edifici pubbli­ci gli stemmi dei Borboni, così che, prima fra tutte le consorelle d'Abruzzo, Vasto insorse contro la tirannia borbonica, inneg­giando a Vittorio Emanuele ed a Giuseppe Garibaldi.

Renata D'Ardes

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