In prossimità di Halloween, festa
quest’anno, immagino, ridotta al minimo per ovvie ragioni di pandemia, recupero
un articolo pubblicato nel dicembre 2005 su VastoDomani e mi accorgo che
all’epoca, quando Halloween dilagò come festa “pagana” coincidente con un tempo
di nostra spiritualità improntata al raccoglimento e alla memoria, il dubbio
sull’opportunità di mutuare dagli Stati Uniti una usanza fatta ad uso e consumo
del consumismo, appunto, era forte.
Col passare degli anni ci siamo resi conto che
questa esplosione di finto horror a base di simil zucche mostruosette, ossa finte e costumi stregacei e mortuari, era per i bambini una festa in fondo innocua, un gioco creativo, un’occasione per stare insieme. Indubbiamente è rievocazione assai poco estetica, molto diversa dal nostro Carnevale e dal suo fascino. Ma ciò che mi ha indotto a rispolverare l‘articolo è la serie di notizie a carattere storico che è sempre bene non dimenticare, per dare alla usanza delle connotazioni più precise.Intorno all’anno 1000 la Chiesa
sovrappose ad una festa pagana, orgiastica, la celebrazione di tutti i santi e
quella del culto dei morti. In sostanza la sublimò.
Sono molti i riti pagani per i quali
la Chiesa ha operato una sostituzione.
Il 25 dicembre, ad esempio, giorno
scelto per il Natale, venne a rimpiazzare intorno al 400 il rito iniziatico di
morte e rinascita, sacro al dio Mitra.
E’ bene aggiungere che ci furono
anche altri calcoli dovuti al tempo di
gestazione di Maria e a un valutazione di perfetta sovrapposizione fra il
concepimento e in seguito la morte di Cristo.
Ma sarebbe un discorso troppo lungo e
complicato.
Tornando ad Halloween, la sua storia
è antichissima. Si tratta di un rito segreto celtico risalente a circa 1000
anni prima di Cristo. Intorno al 300 a.C. sembra che abbia acquistato forme
assai truculente.
Il 31 ottobre di ogni anno i
sacerdoti preposti compivano, in onore del dio Samhain, la celebrazione della
Morte, reclamando doni dal popolo e sacrifici umani. Rifiutando, c’era la
maledizione. L’attuale zucca discende dall’antica rapa che i sacerdoti usavano,
dopo averla scavata, intagliata a forma di volto e illuminata dall’interno, per
rischiarare il cammino e insieme creare una suggestione ultraterrena; quasi che
in quella rapa si nascondesse uno spirito spietato.
Ciò che oggi è divenuto un rituale
divertente, reclamare dolcetti, era in realtà la formula della maledizione. La
concessione alle popolazioni celtiche, conquistate da Roma, di conservare il
rito sacro al dio Samhain, venne da Costantino nel 308 e questa ritualità fu
accolta nel Pantheon dove tutte le ritualità erano accolte.
Intorno al 1700 furono gli Irlandesi
ad esportarla negli Stati Uniti, in forma più disimpegnata. Fu chiamata
AllHallow’Eve e la rapa venne sostituita dalla zucca.
Nonostante questa modernizzazione che
la rende innocua, c’è chi la vive diversamente: i satanisti. Il 31 ottobre per
il loro calendario è il nuovo anno. Il simbolismo occulto di Halloween celebra
le potenze del male. E dunque alla fine dobbiamo dare ragione a chi nota come
proprio la nuova formula disinvolta e dissacrante ridimensioni quella blasfema.
Questa volta non è stata la Chiesa a
volerlo, ma alla fine il risultato non è molto diverso. Due momenti paralleli
nel quale l’uno stempera la malinconia dell’altro e l’altro stempera la
negatività del primo
Gabriella Izzi Benedetti
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